Interviste
Intervista a Barbara Dall'Idro
a cura di Anna Chiara Palma
Dopo anni di ghost writing e pseudonimi, quale è stata la motivazione che ti ha indotta ad esporti?
Ho deciso di smettere di sottovalutare le mie parole, e regalare loro luce, un posto nel mondo ed un identità: mi hanno chiesto il rispetto che meritavano. Così le ho iscritte a vari concorsi e ho inaugurato un profilo social per pubblicizzarle. Quando ho notato i primi riscontri positivi, ho pensato di raccoglierle in una silloge e rivolgermi all'editoria. (vedi pozioneieratica.blogspot/spoglia-del-superfluo)
Come è iniziata la tua relazione con la scrittura?
Inizialmente, parlo dell'adolescenza, scrivevo versi su piccoli ritagli di carta, che poi bruciavo, non mi sentivo certo all'altezza di conservarli e nemmeno li avrei mai voluti rileggere. Questa fase è durata a lungo, fino alla Laurea. In quell'occasione il professore, leggendo la mia tesi, mi disse che scrivevo davvero bene, che non aveva dovuto mettere mano nemmeno alla punteggiatura, che avevo talento. In quel momento ho realizzato che potevo azzardare a fidarmi della mia scrittura e iniziare a conservare qualcosa.
Quando ti chiesi "perché scrivi poesia", tu mi dicesti che era semplicemente il tuo modo di scrivere. Cosa intendi?
Non ho stabilito di usare un linguaggio poetico, semplicemente il mio modo di esprimermi scrivendo è sintetico, essenziale ed evocativo. Queste tre caratteristiche lo rendono quindi poetico, naturalmente.
Cosa è essenziale per scrivere poesia? C'è una caratteristica che non può assolutamente mancare in un poeta?
Assolutamente, l'empatia. L'osservazione e l'immedesimazione sono fondamentali per la scrittura. Prima si sente, poi si descrive ciò che si sente, se si è bravi sul foglio si racconta una sensazione che il lettore può rivivere. Allora è arte.
Dove trovi le tue fonti di ispirazione?
Ovunque nella vita. Dalla parola di una canzone, da un volto, da come si riflette la luce sul dorso di un'onda...
Un maestro letterario?
Nietzsche, mi ha influenzata educata, tormentata, entusiasmata, cresciuta. Non sarei quella che sono, se non l'avessi incontrato.
Ho visto molte belle foto sul tuo profilo. Dove nasce la tua passione per la fotografia?
Ho una passione per l'arte, in generale, quindi anche per la fotografia.
In più ho uno sguardo fine che cattura il bello intorno a me, penso sia una dote ereditata da mio nonno, che era fotografo. Ho passato tutti i pomeriggi della mia infanzia a sfogliare affascinata i suoi enormi album fotografici.
Chi scatta le fotografie che ti ritraggono?
In generale sono autoscatti, per accompagnare ciò che scrivo. Qualcuna però viene scattata da amici fotografi o famigliari. Io poi le edito con il perfezionismo che, ahimè, mi caratterizza: devono rispondere ad un'idea precisa che ho in testa, non sono io nelle foto, ma una rappresentazione.
A proposito di rappresentazione ed immedesimazione, il ruolo del teatro?
Ho iniziato a recitare a tredici anni, grazie alla mia professoressa di lettere, con "Piccola Città" di Wilder, ero Emily. Ho continuato con le tragedie greche e Beckett. Tutto intenso, l'intensità è la chiave che apre e dà libertà ad ogni mio pensiero e ad ogni mio corpo. Dove ogni mio corpo sta per ogni mia espressione fisica.
Senza l'intensità c'è l'inutile.
L'inutile, che peso ha avuto nella tua vita?
Nessuno, per il semplice fatto che non ho mai vissuto nulla di inutile, il mio tempo non è mai trascorso inutilmente, non è mai stato dispersivo, grazie soprattutto alla mia famiglia, che mi ha sempre stimolata con letture, dialoghi e viaggi fin da piccola, non ho mai sprecato un minuto della mia vita.
Cosa ti aspetti dalla pubblicazione delle tue poesie?
Che qualcuno nel mondo ci si riconosca e se ne serva.
Io auspico di poter regalare i miei libri, certo prima devo fare un po' di "cassa" (sorride n.d.r.), ma penso che la cultura e l'arte debbano essere fruite gratuitamente, per questo scrivo spesso sul mio social principale (instagram.barbaradallidro), sul mio sito (barbaradallidro.it) o sui blog. Inoltre dono i miei libri alle biblioteche, alle fondazioni, alle scuole.
Progetti per l'immediato futuro?
Ci sono qualche antologia corale di prossima pubblicazione, interviste, presentazioni e il Salone del Libro di Torino.
Cosa ti auguri?
Proprio perché il mio obbiettivo non è la fama ad ampio spettro, ma l'essere letta e sfruttata per un processo catartico da chi ne ha necessità, mi auguro di avere la fortuna di incontrare una casa editrice di settore, con cui iniziare un percorso ricco di umanità, collaborazione e fiducia che possa apportare un accrescimento reciproco.
Barbara Dall'Idro è una poetessa contemporanea italiana. Dopo la Laurea Magistrale in Filosofia si è dedicata all'Arte, collaborando con una nota Galleria emiliana. Si occupa come pedagogista di disabilità cognitive. Ha scritto le sillogi poetiche Il Mantello di Urano, Ydrentòs, Oltre il Caos Hemera. Ha ottenuto molteplici riconoscimenti con i suoi versi. Le sue poesie sono pubblicate in diverse antologie poetiche corali, collabora con alcune riviste, partecipa come ospite a numerosi eventi culturali ed è giudice in concorsi letterari nazionali.
