Interviste
Breve intervista a Barbara Dall'Idro
a cura di Martina Lanza
addormentandomi ascolto lo sciamare
dell'umanità che rimbomba tra i vicoli
chiusa in un antro le orbite vuote
recitano sonore i miei lamenti
le ossa esposte sfoggiano
l'indifferenza al tempo
le piccole luci tentennando ritmiche
tentano di risvegliarmi
ma il respiro si inabissa profondo
e ovunque mi accompagna la salsedine
Napoli ha un ruolo non inferiore alla Terra D'Otranto in "Il Mantello di Urano", come definiresti la tua esperienza con la città?
Il ruolo è potente, la città mi attrae, è uno scrigno di emozioni sempre strabordante ed inesauribile. Quando sono in città non posso stare al chiuso, sono sempre in giro tra i decumani e i rioni. Osservo, fotografo. È la città stessa ad essere un'esperienza, Napoli è un'Esperienza.
Da alcune delle tue poesie, sembra che Napoli "ti serva".
Sì, è anche un'esigenza. Una cura e un incitamento. Mi rianima quando ne ho la necessità.
Io sono nata a Napoli, di Napoli in generale si parla soprattutto del mare, immagini del golfo e panoramiche..."poetiche", tu mi pare veda il poetico soprattutto tra i vicoli, sembri riuscire a respirare lì a pieni polmoni e non a ridosso del mare, non trovo Mergellina o Posillipo nelle tue poesie.
Non ci sono infatti, se non nei primi due versi di una poesia che è legata alla geofisica dei Campi Flegrei, sempre compresa in "Il Mantello di Urano". Gli archi a Posillipo, gli occhi aperti sul mare, sono le volte dei piani più bassi dei palazzi signorili, sommerse dal mare, che riemergono quando la terra si alza per i mutamenti nelle camere sotterranee dei vulcani, è un fenomeno che si chiama bradisismo, sono appassionata di geologia...
la terra tronfia di vapori dal ventre
alza gli archi a Posillipo
occhi aperti sul mare
poi sazia sbuffa nuovamente
fino a sommergere le fondamenta di antiche arti umane
è una danza atavica
entusiasmata da un suono ancestrale
che scuote i fuochi custoditi da Efesto
le Scintille divorate da Gea
sotto il suolo
flegree note di contrabbasso
accompagnano il lungo respiro della città viva
Questa descrizione poetica di un evento geofisico è veramente suggestiva, io personalmente la trovo superlativa.
Grazie, ma superlativa o no, è la perfetta descrizione della visione che mi accompagna tutte le volte che passeggio nella caldera della Solfatara, luogo che visito ogni volta che mi reco in città.
Oltre a questa, quali abitudini hai quando ti rechi a Napoli?
Ho effettivamente qualche rito che ripeto costantemente non appena arrivo: sedermi sui gradini di fronte al Gesù Nuovo a bere una birra (ride), leggere qualche pagina di "Il Maestro e Margherita" seduta sotto l'ulivo di fronte all'entrata di Santa Chiara, mangiare la pizza rossa dell'Elettroforno.
affondo nella città
scendo sulla destra verso l'alchimia
che aspira turbamenti ed espira medicamento
occhi ipnotizzati a collezionare stupori
Qui mi riferisco esattamente al Gesù Nuovo, alla leggenda che riguarda la sua particolare facciata...
L'alchimia è quindi la facciata del Gesù Nuovo.
Esatto.
Avresti abbastanza opere per una silloge dedicata a Napoli?
Ho parecchie poesie dedicate a Napoli, ma non sono pronta per una silloge, ancora non ho identificato il numero della Smorfia che desidero abbinare alla mia raccolta e quindi al numero di poesie che conterrà.
Martina Lanza
Barbara Dall'Idro è una poetessa contemporanea italiana. Dopo la Laurea Magistrale in Filosofia si è dedicata all'Arte, collaborando con una nota Galleria emiliana. Si occupa come pedagogista di disabilità cognitive. Ha scritto le sillogi poetiche Il Mantello di Urano, Ydrentòs, Oltre il Caos Hemera. Ha ottenuto molteplici riconoscimenti con i suoi versi. Le sue poesie sono pubblicate in diverse antologie poetiche corali, collabora con alcune riviste, partecipa come ospite a numerosi eventi culturali ed è giudice in concorsi letterari nazionali.